giovedì 18 dicembre 2008

Un gipeto in ospedale

Gypaetus barbatus. foto: Wikimedia Commons, licenza public domain.

Non è cosa usuale vedere un avvoltoio appollaiato sul tetto della chiesa, nemmeno in val di Rabbi, parco nazionale dello Stelvio. Estinto sulle Alpi da circa un secolo, il gipeto lo si pensa svolazzare sulle Ande, fa parte dell'iconografia della Death Valley, è uscito da parecchio dall'immaginario delle nostre vallate dove è più comune l'aquila.

Probabilmente era Ikarus, giovane esemplare rilasciato la primavera scorsa in val Martello nel quadro del progetto di reintroduzione del rapace.

Ancora meno consueto trovarlo a bordo strada ad un incrocio in una grigia mattinata di dicembre, in evidente difficoltà, probabilmente affamato, forse inesperto e incapace di cavarsela da solo nelle condizioni di tempo e di neve così difficili di questi giorni.

E' stato raccolto dai forestali di Rabbi e portato al centro faunistico del Casteller in attesa di essere probabilmente trasferito in un ospedale per pennuti specializzato, forse in Austria.

Spero vivamente che l'omonimia con il mitologico Icaro non gli porti sfiga e che se la cavi.

Aggiornamento dall'ANSA: "Ha ripreso le forze ed e' ormai fuori pericolo Ikarus, il gipeto recuperato ieri a Rabbi, in Trentino, dai forestali che operano nel Parco Nazionale dello Stelvio. L'avvoltoio e' stato visitato da un veterinario e viene alimentato gradualmente, in attesa del suo completo recupero. E' affidato alle cure del Centro di recupero avifauna selvatica della Provincia autonoma, gestito dalla Lipu nella nuova sede a San Rocco di Trento [...]"

2 commenti:

  1. Francesca,
    è un po' di post che ci azzeccano con la mia vita passata. Grazie anche per i ricordi che suscitano in me. Grazie anche ad Icarus, sicuro che se la caverà. Hai mai visto un gipeto da vicino? E' impressionante, 3 metri di apertura alare, un dono della natura, una bellezza incommensurabile. 1983 viaggio di nozze in tenda nei parchi dei Pirenei, al tramonto una coppia di gipeti ha cominciato a "svolazzare" sopra la nostra tendina. Io, imbranato con il mio 500 catadiotico, comprato in Unione Sovietica, praticamente non riuscivo neanche a centrarlo, usciva, bucava l'obiettivo. Tre anni prima, 1980, con Renato si arrampicava nel centro della Corsica, zona del monte Cinto, stavamo aprendo una via.. Sai li allora tranne che le capre, non c'era ancora passato nessuno. Ultimo tiro in camino, Renato in cima che mi urla di appiattirmi dentro al camino, io non capisco, sento un fruscio e a non più di 10 metri in linea d'aria, si staglia un gipeto. Impressionante nella sua bellezza, nel suo silenzio, a dir poco maestoso. Ha girato la testa come per dire ma che cacchio ci fa questo quà e quello in cima quindici metri sopra. E' vero eravamo i primi a passare su quella parete e forse dopo di noi non c'è passato più nessuno. Non siamo passati alla storia dell'alpinismo ma quella visione, quegli interminabili secondi... per noi hanno rappresentato qualcosa.
    Ciao Icarus, conservati a lungo per le generazioni future.
    Guido

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  2. Ma che belle storie racconti sempre Guido! :)

    Io il gipeto in liberta' non l'ho mai visto, ho visto spesso l'aquila, anzi le aquile, in coppia.

    Una volta una ci passo' sopra la testa a 5-6 metri di altezza, in val Umbrina sotto il pizzo dei 3 Signori. Uno spettacolo, pareva un deltaplano vista da sotto, grandissima :)

    Catturo' qualcosa qualche decina di metri davanti a noi e risalì. Non ci degno' di un'occhiata. Insomma aquile tante, gipeti mai.

    Loredana, la nostra amica, lo vide in Maddalene, zona di reintroduzione, un paio di anni fa. Spero di incontrarlo anch'io prima o poi, dev'essere veramente emozionante.

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