domenica 31 gennaio 2010

Postacci!

per chi si chiedesse perché (tra l’altro) mi piace un sacco abitare qui (si porti pazienza per l’introduzione e per la sovrimpressione) :

filmato caricato su youtube da tuttotreno in tv

il trenino esiste, è vero, non è solo uno spot della Loacker, è usato quotidianamente dai residenti, collega l’altopiano di Ritten/Renon alla funivia che porta, in 8 minuti, in centro a Bozen/Bolzano dove, con lo stesso biglietto, si può prendere il bus, il treno regionale, ogni altra funivia.

Mobilità alternativa, ligth, e molto piacevole.

Ciò non toglie che il traffico, in città, sia un casino come quasi ovunque.

(si lo so il blog langue… )

giovedì 21 gennaio 2010

Facebook

La Opel chiude lo stabilimento di Anversa, sulla strada 2.600 lavoratori. 2.600 famiglie, quante persone fanno? Repubblica on line mostra i loro volti durante un’assemblea:

 

martedì 19 gennaio 2010

Maiali a chi?

Il finimondo scatenatosi attorno al gruppo di ricerca internazionale e all’esperimento sulla sopravvivenza in caso di valanga, ne ha consigliato l’interruzione immediata con grande rammarico del neonato Istituto per la Medicina d’Emergenza in Montagna dell’EURAC (il vagamente autoreferenziale “innovativo centro di ricerca e di formazione” altoatesino), componente italiano del team di ricercatori in collaborazione con la clinica universitaria di Innsbruck: “L’equipe di ricerca composta da ricercatori provenienti da Austria, Germania, Norvegia, Alto Adige, e con collaborazioni negli USA esprime il proprio rammarico per la scarsa attenzione riservata alla rilevanza medica e scientifica dell’esperimento [..] Le domande scientifiche alla base dell’esperimento riguardano la velocità con cui avviene il congelamento e l’individuazione dei fattori che proteggono l’organismo dalla mancanza di ossigeno e che permettono di sopravvivere per qualche ora. Ciò potrebbe evitare di dichiarare morte persone che hanno ancora una chance di riprendersi.

Negli ultimi 20 anni abbiamo condotto indagini sulle valanghe sia attraverso i verbali degli incidenti, che tramite esperimenti con volontari […] Queste ricerche hanno permesso di perfezionare il trattamento clinico e le attrezzature come l’ARVA. Grazie ai risultati delle ricerche scientifiche, negli ultimi 25 anni il tasso di mortalità si è ridotto del 75%(*)

Cos’aveva di speciale l’esperimento che si stava svolgendo in questi giorni in Tirolo, già autorizzato dalla Commissione ministeriale etica austriaca, da sollevare dubbi e perplessità trasversali, da scandalizzare dalla Lega Nord ai Verdi, LAV e comuni cittadini? Semplicemente che i soggetti utilizzati nelle prove di valanga non erano propriamente volontari o modelli matematici, ma 29 maiali vivi. Una parte degli animali, collegata ad apparecchiature mediche varie, destinata a morire soffocata sotto qualche metro di neve, un’altra parte, con la testa fuori per permettere la respirazione, di ipotermia, mentre i ricercatori ne documentano l’agonia e la morte. Brutto, molto brutto.

L’esperimento è stato fermato dopo il sacrificio dei primi nove maiali, perché “Non vi erano più le garanzie per lavorare con la necessaria tranquillità(*)” dichiara infatti il dottor Brugger, responsabile Istituto per la Medicina d’Emergenza in Montagna, al Corriere. Un gruppo di una decina di manifestanti minacciava di tornare in forze per fermare l’esperimento.

Non è possibile fare altrimenti, dicono all’EURAC, non è possibile simulare in laboratorio le alterazioni fisiopatologiche. Michela Kuan, responsabile settore Vivisezione Lav, invece, contesta nettamente l’approccio metodologico della ricerca: “L'anatomia e la fisiologia del maiale, infatti, sono differenti dalla nostra specie: parametri come il diverso spessore cutaneo, rapporto tra masse grassa e magra, frequenza del battito cardiaco e distanza degli arti dal cuore, rendono i risultati inapplicabili all'uomo(**)

E’ vero che il corpo di un suino è molto diverso da un essere umano – ribatte Brugger – ma a noi interessava studiare le reazioni termiche, che sono quelle più vicine a noi in tutto il regno animale […] i risultati sono molto utili e ciò è dimostrato dalla partecipazione internazionale all’esperimento e dai risultati che l’università ottiene da più di 20 anni con questo tipo di studi(*)”

Gli animali, peraltro, rassicura Brugger, erano trattati in modo che non avessero da soffrire durante l’esperimento: allevati in una stalla modello, sedati prima del trasporto, trasportati con ogni attenzione, quindi anestetizzati all’arrivo. E la loro morte, garantisce ancora Brugger, è stata totalmente indolore.

pancetta

Si può dire lo stesso dei maiali trasportati in giro per l’Europa nei TIR, ammassati gli uni sugli altri, spesso maltrattati, affamati e assetati sotto il sole cocente?  Li trattano con attenzione perché non subiscano traumi che invaliderebbero l’esperimento? Li anestetizzano prima di macellarli e farli diventare speck o salsicce?

Mi sono scandalizzata anch’io a leggere dell’esperimento. Poi sono andata in cantina a guardare quella pezza di speck. E mi sono sentita un po’ cretina.

Inutile fare le anime belle e poi andare a spararsi un panino al prosciutto per premiarsi della propria sensibilità. Quei 20 maiali che si sono salvati le setole nella Ötztal finiranno Bauchspeck dal primo macellaio di Innsbruck, difficile che muoiano di vecchiaia.

E allora? Che si può fare per non fare i talebani? Per potersi indignare per gli esperimenti senza essere ipocriti? Diventare vegetariani. E chi non se la sente? Mangiare meno carne, questo è possibile. Quella poca, “buona”, di provenienza certa, possibilmente di animali allevati in regione, di bestie non stressate. E pretendere almeno il rispetto degli animali anche nella filiera alimentare. E’ impossibile? 

(Rileggendo il testo mi sorge un dubbio: “risultati che l’università ottiene da più di 20 anni con questo tipo di studi” dice Brugger. Sono 20 anni che si soffocano maiali sotto la neve e ce ne accorgiamo adesso? E c’è bisogno di soffocarne altri? O gli esperimenti erano di tutt’altro genere, e quindi c’entrano, con il nostro discorso, come i cavoli a merenda e Brugger è stato un tantino pretestuoso?)

 

(*) fonte: Matteo Pozzi, Corriere dell’Alto Adige di sabato 16 gennaio 2010 pag.5;

(**) fonte: Corriere della Sera on line

 

venerdì 15 gennaio 2010

Nemmeno quelle intere!

Le mezze stagioni, signora mia, non ci sono più da un pezzo. Ma qui latitano anche quelle intere.

Bolzano, 15 gennaio 2010:

e per finire…

Bolzano eh, mica Palermo. Bisogna stare molto attenti a dove si mettono i piedi perché spunta roba ovunque. Prato verdissimo, ortensie con le gemme verdoline, le rose che gettano; il terreno ora molle e melmoso (orme fangose di gatto ovunque per casa) è gelato per qualche millimetro e solo per una settimana in dicembre. In compenso non si è visto nemmeno un Elleboro.

Prevedo due scenari: fra una settimana le temperature si abbassano, lige al detto che “l’inveren no l’é mai sta magnà dal lov” (l’inverno non è mai stato mangiato dal lupo) e si ghiaccia tutto. Mi rompe per i miei fiori, ma amen. Peggio se la situazione è la stessa in campagna e nei frutteti.

Oppure la stagione continua così. A febbraio i narcisi fioriti, ad aprile le peonie (e ghiaccerà allora, sicuro) e le ciliege. E il global warming ce lo stiamo sognando noi “ambientalisti spaccamaroni”.

 

Technorati Tags: ,,

Gatto d’artista

Gustav Klimt e il suo gatto (Moriz Nähr, 1912. fonte: svariati siti)

domenica 10 gennaio 2010

Al bar Casablanca

Al bar Casablanca
seduti all’aperto
una birra gelata
guardiamo le donne
guardiamo la gente
che va in passeggiata
con aria un po’ stanca
camicia slacciata
in mano un maglione
parliamo parliamo di proletariato
di rivoluzione.”(*)

“Bolzano, Walter Rigon, 57 anni, da 32 alle acciaierie Valbruna, è in cassa integrazione guadagni ordinaria. Da più di un anno. Nel 2009, su 12 mesi ne ha lavorati forse 4, e a inizio 2010 definisce la sua condizione assai tragica.

Con estrema dignità - «perché è una vita che lavoro e alla mia azienda ho dato molto, per cui non mi devo vergognare proprio di nulla» - racconta come stia vivendo in questi mesi di difficoltà economica. […] « così non arrivo ai mille euro. Alcuni mesi proprio non ce la faccio, posso tranquillamente dirlo: vado sotto, in rosso».

Ciò che maggiormente preoccupa Walter Rigon è il 2010. L'azienda pare non abbia fornito rassicurazioni davvero rassicuranti, ma soprattutto ci sono le preoccupazioni personali, private. «Già ora, con 900 euro al mese, è dura. Devo tirare la cinghia, non mi posso più permettere di fare acquisti alla leggera. Compro solo offerte, non mi concedo nessun tipo di lusso superfluo. II giaccone o la maglia me li terrò anche per il prossimo anno. Ma questa cassa integrazione mi è piovuta addosso nel momento peggiore, e proprio non so come me la potrò cavare. Mi sono appena trasferito in via Nicolò Rasmo, a Casanova. Sono con una cooperativa e da primavera mi toccherà cominciare a pagare il mutuo, ma con che soldi?». Sono domande, chiosa Rigon, «che i politici non si pongono mai, con i loro stipendi da 20mila euro al mese. In tutto questo anno di crisi, davanti alla Valbruna non abbiamo visto nemmeno uno di loro. Nessuno ha richiesto un colloquio con noi, ci ha domandato come andasse o di cosa ci fosse bisogno. Scommetto che fra qualche mese, all'avvicinarsi delle elezioni, qualcuno arriverà. Gli voglio dare un consiglio: non si faccia vedere, né dentro né fuori dalla Valbruna, perché verrebbe accolto a pomodori in faccia».” (**)

“Al bar Casablanca
con una gauloise
la nikon, gli occhiali
e sopra una sedia
i titoli rossi dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
parliamo, parliamo di rivoluzione
di proletariato.”(*)

“Se Walter Rigon evidenzia le problematiche economiche derivanti dalla cassa integrazione, il collega Marino Vilardo sottoscrive in pieno, ma preferisce puntare sull'aspetto psicologico, sulla frustrazione dell'operaio lasciato a casa.

«Sono stato assunto - ricorda - nel 1978. Allora alle Acciaierie eravamo in 1.800. Ora siamo a mala pena 500. Ho dato qualsiasi cosa a questa azienda, ma loro non fanno investimenti. La candela, questa almeno è la mia opinione, si sta spegnendo piano piano. Oltre al danno economico questo ha riflessi sul mio morale: ti vedi andare in fumo una vita di lavoro. E poi ci sono tante, troppe cose che non riesco a spiegarmi. Per esempio, perché la crisi tocca la Valbruna a Bolzano, mentre per la sede principale di Vicenza non vale lo stesso»

Ma Vilardo, con le sue domande ironiche tenta anche un'analisi politica, di ampio respiro. «La Provincia - spiega - per la cassa integrazione ci ha suddivisi in due fasce: i ricchi come me, che con la cassa integrazione arrivano addirittura a 1.020 euro al mese, e chi ha meno anni di anzianità, che si aggira sugli ottocento. Bene, peccato che non abbiano pensato bene a cosa stavano facendo. Chi come me ha 57 anni una moglie e tre figli, uno solo dei quali lavora, con mille euro al mese non ce la fa neanche se vuole con tutte le forze. Chi lavorava alle Acciaierie, soprattutto grazie ai turni, prima si portava a casa 1.400-1.500 euro al mese. Non si navigava nell'oro, ma si arrivava alla fine del mese. Ma adesso come faccio?»”.(**)

L’importante e che l’operaio prenda coscienza.
Per esempio i comitati unitari di base…
guarda gli operai di Pavia e di Vigevano non hanno mica permesso che la politica sindacale realizzasse i suoi obiettivi, hanno reagito, hanno preso l’iniziativa!
Non è che noi dobbiamo essere la testa deli operai. Sono loro che devono fare, loro, noi…
“(*)

II peggio, spiega Vilardo, è che la cassa integrazione ordinaria è in via di esaurimento. «Poi arriverà la cassa integrazione straordinaria, cui seguirà magari la mobilità, per arrivare infine al licenziamento. Sono stufo di sentir parlare di crisi. Gli unici ad essere autorizzati a parlare di crisi siamo noi cassaintegrati. Per noi è stata una batosta doppia: prima l'euro che ha portato i rincari, poi la decurtazione della busta paga. Sto cominciando a perdere davvero le speranze. e non solo il solo. In tanti ormai stanno cercando di scappare, ma io, che a marzo compirò 57 anni, cosa posso fare? Dove posso andare? Chi mi vuole? Anche se uno è qualificato, a questa età non ti cerca nessuno. E i politici provinciali, che si sentono tanto sapienti, cosa stanno facendo? Come intendono aiutarci?». (**)

“Al bar Casablanca
seduti all’aperto
la nikon gli occhiali
e sopra una sedia i titoli rossi
dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
Parliamo, parliamo di rivoluzione, di proletariato…”(*)

E questa è la dorata Bolzano.

Scendete dal pero, tutti quanti, di qua e di là dell’arco costituzionale, dentro e fuori dal parlamento, al centro e in periferia, perché i segnali ci sono, di quello che potrebbe succedere. E non sono per nulla tranquillizzanti.

Non so quanta colla sarà sufficiente per mantenere i vostri culi sulle vostre comode poltrone a organizzare bicamerali, primarie, dialoghi con le destre, varie ed eventuali.

Dormitorio lager dei lavoratori immigrati (fonte: Repubblica on line)

(*) Giorgio Gaber, Al bar Casablanca. In “dialogo fra un impegnato e un non so” 1972

(**) Quotidiano Alto Adige, oggi, 9 gennaio 2010. Interviste di davide pasquali.

mercoledì 6 gennaio 2010

La settimana enigmistica

Giochino della befana: trova l’oggetto nascosto

In questa immagine è nascosto un gatto:

Per i solutori meno abili, un aiutino:

La soluzione capovolta in fondo alla pagina

……

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(qui dritta, interessasse a qualcuno :D)

(PS: mi si scusi per il casino in cucina, di solito è più ordinata :P)

domenica 3 gennaio 2010

Tam tam per Tami

 

Tamara Lunger insieme a Simone Moro. (fonte blog di Simone Moro)

Di Tamara ho già parlato qui. In sostanza, in aprile Tami partirà, insieme a Simone Moro, per una spedizione che dovrebbe portarla a 8.516 m. di altezza in cima al Lhotse, in Himalaya.

Partirà se riesce a mettere insieme i soldi sufficienti per il viaggio, cosa che per una studentessa di 23 anni non è così semplice.

Ma, come ho letto sul Beppeblog (cito a memoria), “chi vuol fare trova i mezzi chi non vuol fare trova le scuse”. Tamara vuol fare, e si è inventata un modo per racimolare 4 euro:

ho pensato di fare una campagna di cartoline per la mia prossima spedizione al Lhotse (8516m).
Le cartoline sono disponibili per un costo di sostegno di 10 € (i dati bancari trovate giù; indicare nicessariamente l`indirizzo!!!!).
La cartolina è ovviamente firmata di tutto il team della spedizione della russia(Expedition Leader Alexey Bolotov).”

Per chi fosse interessato, sul suo sito le coordinate per darle una mano.